L’utente medio impiega meno di 30 minuti a scrivere un post su LinkedIn e si chiede perché non esplode.
Il modus operandi è lo stesso di quei brand che assumono degli esperti SEO per rankare i loro articoli di bassa qualità.
A furia di procedere così, realtà e aspettative restano su binari diversi.
Il che ci porta al primo comandamento del content marketing odierno:
"CREARE solo e soltanto contenuti di estrema qualità."
Assicurati di rispettarlo e i tuoi contenuti diventeranno sinonimo di tempo ben speso.
È un livello in cui l'autore conta più del titolo, il podcast più dell’episodio, lo YouTuber più della miniatura.
Ok, ti abbiamo fatto sognare, ora torniamo sulla terraferma…
Perché, se ancora non sei a quel livello, significa che dovrai combattere con i tempi di considerazione del tuo pubblico.
Tempi brevi, molto, in cui hai meno di 1 minuto per assicurarti il suo interesse.
Ecco che l’abilità di comporre un hook efficace torna a essere importante.
I prossimi sono 10 pezzi da usare per costruire il tuo hook ideale, come fosse il tuo Lego meglio riuscito:
Credibilità: Si tratta di dire alle persone perché dovrebbero ascoltarti. "Perché ho qualcosa da dire" non vale, perciò vediamo qualcosa di meglio. Comunica la tua esperienza e i tuoi risultati, ciò che ti ha portato dove sei ora e ti dà il permesso di prendere il microfono. Oppure condividi l’impegno che hai investito per creare quel contenuto (per effetto dell’effort bias le persone percepiscono un valore maggiore in ciò su cui è stato riversato molto sudore). Ehi, puoi anche sfruttare la credibilità di qualcun altro se non ne hai ancora una tua. Quel tuo amico che non fa che ripetere citazioni di Steve Jobs ha chiaro il concetto.
Paura: L’avversione alla perdita è uno dei bias che più ci rende prevedibili. "Nessuna perdita oggi" batte a tavolino "Guadagni enormi domani" per la persona media. Allo stesso modo, per il bias della negatività, siamo più attratti da eventi, feedback e termini negativi rispetto a quelli positivi. Tutto ciò si traduce in angoli di persuasione molto efficaci, che fanno leva su concetti come FOMO (paura di pentirsi di essersi persi qualcosa) e FOBO (paura di essere da meno di un proprio coetaneo). Se all’inizio di questo contenuto hai pensato "non voglio essere come l’utente medio", l’hook ha fatto centro.
Curiosità: Quando soddisfi la tua curiosità, il tuo cervello ti premia con una forte dose di dopamina. Per lo stesso motivo, quando siamo irritati, il nostro cervello inizia una sfrenata ricerca di dopamina. È il motivo per cui dovresti inquadrare i tuoi contenuti in modo tale da far scattare un: "Allora cosa è successo?", "Devo saperne di più", "Cosa sta succedendo?". Il video "Do What You Can’t" di Casey Neistat è diventato un simbolo per i content creator che fanno della curiosità la loro principale leva. Il video non inizia con lui, né con un dialogo, ma con un uomo appeso a un elicottero e un titolo criptico.
Contro-narrativa: Opinioni forti e affermazioni audaci smuovono le masse. Soprattutto se contraddicono pensieri o stili di vita che oggi sono la norma. Certo, più un punto di vista è tagliente, più si tratta di una prospettiva con cui gli altri potrebbero non essere d’accordo, ma il gioco è sempre stato questo per un brand. Parlare a pochi, per farsi notare da molti. Se il tuo modo di vedere il mondo è il culmine della tua esperienza, personalità e competenza nella tua nicchia, nulla dovrebbe fermarti dall’evidenziarlo. Spesso, scoprirai che il mercato non aspetta altro.
Eloquenza: Questo metodo per attirare l’attenzione deriva un po’ dal precedente. È forse il suo complementare, perché qui il punto è dare voce a una preoccupazione, frustrazione o opinione inespressa. La magia sta nel trovare come dirlo in un modo conciso e potente, affinché la gente esclami: "Finalmente qualcuno l'ha detto!". L’arma segreta, poi, consiste nel legarlo a un argomento di tendenza.
Facce: Qui parliamo di immagini e, nello specifico, quelle raffiguranti dei volti. Perché? Perché siamo programmati per notare subito i nostri simili, e i loro volti. Soprattutto quando mostrano emozioni forti. Anzi, per il fenomeno del mirroring tendiamo anche a imitare naturalmente le emozioni che vediamo. La felicità ci rende felici, la tristezza tristi, e così via. È il motivo per cui, per esempio, un classico su YouTube sono le miniature con espressioni scioccate. Era lo stesso anche quando su LinkedIn è partito il trend di condividere un proprio selfie, connesso a quanto si dicesse nel post. Esempio: questo post virale.
Valore: Ovviamente non tutti gli hook devono lasciare per forza a bocca aperta le persone. A volte, basta promettere un valore educativo, in modo che il tuo pubblico sappia di potersi aspettare qualcosa di utile. Qui il gioco si basa tutto sulla conoscenza dei bisogni e dei problemi del tuo target. Solo da lì può nascere un contenuto davvero utile. Poi, se vogliamo potenziarne l’effetto, un’aggiunta popolare a questa leva del valore sta nello smentire un'ovvia obiezione che il pubblico potrebbe avere riguardo quella soluzione che vuoi offrire. Regola generale, le persone sono naturalmente scettiche, quindi cerca di tranquillizzarle in anticipo.
Sorpresa: Chi non ama essere sorpreso? Quasi nessuno, te lo diciamo noi. Anzi, in un mondo in cui tutte le informazioni sono a portata di click, non hai idea di quanto la percezione che le persone hanno di te cambi in base alla novità di ciò che condividi. "Wow, è pazzesco, non lo sapevo" è una delle migliori reazioni che potresti avere dal tuo pubblico. E dal momento che qui l’obiettivo è sorprendere velocemente, come ogni hook dovrebbe, non c’è strumento migliore di numeri e statistiche. Effetto collaterale, la leva della sorpresa incentiva anche le condivisioni del tuo contenuto.
Celebrazione: Questo è forse l’hook più facile da realizzare, quando ti capita l’occasione. Sì, perché un vantaggio dei contenuti celebrativi è che le persone si sentono obbligate a mostrare il loro sostegno, il che si traduce in un tasso di coinvolgimento più elevato. Cosa celebrare? Beh, online ne trovi molti di esempi. Professionisti che festeggiano nuovi lavori, brand che comunicano traguardi importanti, persino i compleanni dei propri collaboratori. Ovviamente per noi marketer il punto è sfruttare questi momenti come hook per comunicare qualcosa dopo, capitalizzando quell’attenzione naturale.
Identità: Con questo hook vuoi che le persone si fermino e dicano: "Ehi, sono io! Dovrei proprio approfondire". Ci sono diversi modi per farlo, alcuni più diretti, altri meno. Per esempio, c’è il famoso costrutto di Barnum. Secondo questo costrutto, un’affermazione o una domanda si definisce di Barnum quando sembra specifica e adatta a un solo tipo di individuo, ma in realtà è sufficientemente vaga da poter essere applicata a un'ampia gamma di persone. "Se vuoi lavorare meno e meglio…", chi non lo vuole, no? Detto tra noi, è essenzialmente il modo in cui funzionano gli oroscopi. Oppure puoi semplicemente etichettare i tuoi contenuti in modo esplicito, menzionando il tuo pubblico target. Anche questo funziona, a patto che le persone siano consapevoli di appartenere a quel gruppo (occhio, non è scontato).
Combinali sui tuoi contenuti fino alla noia.
Ma stai certo/a che, a patto di rispettare il primo comandamento, il tuo pubblico penderà dalle tue labbra prima che tu possa davvero stufarti.
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